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lunedì 9 gennaio 2017

UGO BELLOCCHI E IL PRIMO TRICOLORE: IL RICORDO DELLA FIGLIA LISA

"Mio padre ha amato tantissimo la sua città. 
Sono certa che il suo nome rimarrà nel tempo".

Intervista a Lisa Bellocchi, figlia del più illustre studioso del Tricolore


In occasione del 220° anniversario del Primo Tricolore, si sono tenuti a Reggio Emilia grandi festeggiamenti, che hanno visto anche la presenza del Presidente della Repubblica Mattarella.
Una bella e commovente intervista è stata rilasciata a Stefania Ferrari da parte di Lisa Bellocchi, figlia di Ugo Bellocchi, giornalista, storico e studioso al quale, grazie alle sue lunghissime e dettagliate ricerche,  si deve la paternità reggiana della bandiera nazionale.



Foto di GIAN DOMENICO SILVESTRONE https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10211628821625905&set=a.10211628646981539.1073741927.1527194182&type=3&theater 

Si è da poco festeggiato l'anniversario del Primo Tricolore che, grazie agli studi e all'interessamento di tuo padre Ugo, è stato provato nato a Reggio.

Le celebrazioni del 7 gennaio, occupano, ovviamente, un posto speciale nel mio cuore. Ricordo con particolare emozione la cerimonia del 2011, con il presidente Giorgio Napolitano, in occasione del 150° anniversario della Bandiera. Fu la penultima uscita pubblica di mio padre. L’ultima fu il 5 febbraio, quando, nella Sala del Tricolore, gli fu consegnata la Targa Graziano Udovisi dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Pochi mesi dopo, il 17 luglio dello stesso 2011, mio padre morì”.

I festeggiamenti in onore della bandiera, credi abbiano sino ad ora rispecchiato il suo significato o è stata una ricorrenza lontana dalla gente? Credi che tuo padre ne sarebbe soddisfatto? Tu lo sei?

Il “rating” dei festeggiamenti del Tricolore è stato spesso altalenante, per motivazioni partitiche che in nulla avrebbero dovuto interferire con un evento che riguarda tutto il popolo italiano. Ricordo la soddisfazione di mio padre quando il compianto presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi riattivò un certo orgoglio nazionale per la Bandiera, poi spesso esibita con entusiasmo in occasione di successi sportivi. Credo che questo “sdoganamento” della Bandiera abbia reso più popolari e partecipate anche le cerimonie reggiane. La presenza del Presidente Mattarella il 7 gennaio 2017 sarebbe stata per mio padre una ragione di gioia ed un implicito, trasversale riconoscimento ai suoi lunghi anni di studio sul Tricolore. Per questo non posso che esserne contenta”.

Quest'anno c'è stata la novità di una bandiera lunga 1.797 metri, come l'anno in cui è nata. Questo potrà risvegliare il senso di appartenenza della città a questo simbolo?

'Nemo propheta in Patria' diceva già Gesù nei Vangeli e negli ultimi duemila anni l’uomo non è poi tanto cambiato. C’è gente che fa centinaia di chilometri per vedere una mostra lontana e magari non ha mai visitato i musei della propria città… Quella attuale è una civiltà che privilegia l’immagine, perciò la vista di una Bandiera lunga quasi due chilometri è stata sicuramente di grande impatto e potrà sollecitare anche molti reggiani a studiare (finalmente!) la storia del Tricolore”.

Visto il lavoro, gli studi e il legame con Reggio di tuo padre, credi che la città sia stata riconoscente, o ne abbia sottovalutato l'operato?

Mio padre ha amato tantissimo la sua città, rifiutando proposte di lavoro estremamente lusinghiere ma che lo avrebbero costretto a trasferirsi. A Reggio ha incardinato la sua attività come fondatore di Carlino Reggio, come direttore della Biblioteca Civica Popolare, come fondatore dell’Associazione Gino Bedeschi e del Centro Studi sul Dialetto di Albinea, come presidente della Deputazione di Storia Patria… La quantità e la qualità delle sue pubblicazioni, non solo di argomento reggiano, ne fanno certamente uno studioso di elevata statura a livello internazionale. Sono certa che il suo nome rimarrà nel tempo. Forse molto del tantissimo che lui ha fatto, studiato e scritto non è ancora stato compiutamente apprezzato”.

Sei al corrente che è stata fatta una proposta per intitolargli una via?

Mi auguro che al più presto venga dedicata una via a Ugo Bellocchi. So che, poco dopo la sua scomparsa, la proposta era stata presentata formalmente, ma purtroppo non mi risulta che finora si sia concretizzata. Nel frattempo, però, gli sono state intitolate la Sala studio manoscritti della Biblioteca Panizzi di Reggio e la Sala studio della Biblioteca comunale di Albinea, le due istituzioni cui ho donato gli oltre 11.000 volumi che costituivano la biblioteca di mio padre”.

Sei rimasta in contatto con il Comitato primo Tricolore?

So che il Comitato da sempre porta avanti lodevoli iniziative a favore della conoscenza del Tricolore, ma attualmente i miei impegni professionali e l’incarico di vice presidente di ENAJ, il network europeo dei giornalisti agricoli, mi tengono impegnata su altri fronti”.

(Stefania Ferrari)




DIMENTICATA LA FIGURA DI BELLOCCHI? 
IL MISTERO DELLA RICHIESTA  "PERDUTA"
 DELL'INTITOLAZIONE DI UNA VIA

Se la storia reggiana può vantare anche la genesi del Tricolore, lo deve soprattutto alla figura di Ugo Bellocchi, giornalista, docente, storiografo e ricercatore illustre. Quest'anno verrà inaugurato il Museo del Tricolore e al suo contributo è stato fatto accenno in una delle sale e nei pieghevoli informativi ma, pare, non nei comunicati ufficiali. Per sottolineare il suo operato, si è mobilitato, già da alcuni anni, Giacomo Giovannini, vicepresidente di Alleanza Civica, con la richiesta di intitolare una via all'insigne reggiano.
“Bisognerebbe attendere almeno dieci anni dalla morte”, ha detto Giovannini. “Ma so che per altri personaggi è stata fatta eccezione. Si potrebbe fare anche per Bellocchi. Bisogna dare il necessario riconoscimento al suo lavoro”.
In una lettera, inviata anche al Carlino, Giovannini sottolinea come “ chiedemmo a più riprese nelle sedi istituzionali locali, all’allora Sindaco Delrio e poi con un voto unanime del Consiglio comunale, l’intitolazione di una strada”. Richiesta che però, spiega sempre nella lettera, “non ha trovato ancora risposta perché pare proprio che quella per il Professore si sia “persa” nelle stanze municipali”.
(Stefania Ferrari)
Articolo pubblicato su Carlino Reggio del 6/01/17


sabato 7 gennaio 2017

LUIGI IMBRIALE al Caffè della Gabella


L'INFORMALE DI IMBRIALE



Colori densi e una informalità matura quella che si osserva nei quadri di Luigi Imbriale, in esposizione presso gli spazi del Caffè della Gabella, in via Emilia San Pietro, 73 a Reggio Emilia. Opere dai colori netti e densi, che sollecitano l'immaginario e suscitano stupore e curiosità.








mercoledì 30 novembre 2016

LE FANTASTICHERIE SOGNANTI DI LISA BENEVENTI

Una personale che presenta una seducente serie di dipinti, 
con il colore grande protagonista

FANTASTICHERIE SOGNANTI


Personale di

LISA BENEVENTI



a cura di Stefania Ferrari

Attraverso i colori si accede alla dimensione dei sogni, inseguendo forme nate dalla fantasia più selvaggiamente libera. Immergendosi nelle profondità della psiche e dei ricordi, rincorrendo desideri e creatività, si possono raggiungere livelli di percezione di sorprendente potenza, con il solo aiuto dell'immaginazione, miscelata con i pigmenti di una tavolozza.


2 - 31 DICEMBRE 2016


INAUGURAZIONE VENERDÌ 2 DICEMBRE ORE 17


Sala espositiva HOTEL MERCURE - ASTORIA

via Leopoldo Nobili, 2 Reggio Emilia

Mostra visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 19





domenica 30 ottobre 2016

MAI PIÙ - La violenza contro le donne è una ferita aperta


MAI PIÙ

La violenza contro le donne è una ferita aperta




a cura di Stefania Ferrari

In occasione del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita in seguito all'omicidio di tre dominicane, le sorelle Mirabal, schieratesi contro la dittatura della loro nazione nel 1960, una mostra per ricordare tutte le donne vittime di abusi. Cinque menti creative, Naide Bigliardi, Maria Grazia Candiani, Emanuela Cerutti, Maria Grassi e Nero Levrini, espongono le loro opere di forte impatto e sensibilità, affinché l'arte sia opportunità per sensibilizzare le coscienze su un problema sociale e umano ancora lontano dall'essere risolto.


5 - 30 Novembre 2016


INAUGURAZIONE SABATO 5 NOVEMBRE ORE 17



sala espositiva HOTEL MERCURE - ASTORIA

via Leopoldo Nobili, 2 Reggio Emilia
Mostra visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 19



lunedì 24 ottobre 2016

Diu al ghè - L’origine de la vie - Mostra di scultura erotica



Diu al ghè - L'origine de la vie

Mostra di scultura erotica






Dal 20 ottobre al 17 dicembre 2016

Centro d’Arte “Medardo Rosso”

via Firenze, 3 - Montecavolo (RE)



INAUGURAZIONE SABATO 29 OTTOBRE ORE 16,30



Intervengono e illustrano le opere i critici d'arte Alfredo Gianolio e Stefania Ferrari.
Lettura teatrale di Claudio Bedocchi Giuseppe Ombrini: la letteratura erotica italiana nei testi di Elsa Morante, Alberto Moravia e Pier Vittorio Tondelli.


L'eros come forza motrice, creatrice e istinto ludico, sacra unione e profana passione, partendo dalle rappresentazioni più concettuali per giungere a quelle simboliche, allusive, esplicite e umoristicamente provocatorie.
Quindici scultori, Remo Delmonte, Loredana Del Rio, Annalisa Fanfoni, Carla Fontanesi, Gral, Giovanni Laurent Cossu, Graziella Monari, Vasco Montecchi, Giordano Montorsi, Mario Pavesi, Giorgio Romani, Michele Sassi, Giovanni Tamburelli, Wal e Angelo Zani, hanno deciso di indagare tutte le sfaccettature dell'eros, riunendo in una esposizione opere che raccontano di Eva e Adamo dopo il morso al frutto dell'albero proibito, pienamente coscienti della propria sessualità, e di di quella dell'altro, scoprendosi sorpresi, curiosi, attratti e inebriati dall'insondabile enigma del desiderio e del possesso, dell'amore che cerca il corpo, dell'anima che anela i sensi.
Attraverso l'arte, narratrice libera, eterna e universale, immune alla mutevole babele linguistica, viene narrato il mistero di quella scintilla bramosa che spinge il due a ritornare uno in una spirale di estatici incastri, per mezzo della seduzione consapevole del corpo, grazie al linguaggio fascinoso delle forme e a un po' di ironia, per sdrammatizzare l'intimo più profondo.
Questi gli ingredienti della mostra che, in quanto tale, nulla nasconde e tutto svela, senza moralistici orpelli, seguendo il ritmo di un affannoso sospiro.

(Stefania Ferrari)

lunedì 17 ottobre 2016

IL MONDO VISTO DAGLI OCCHI DELLE DONNE


WOMEN'S EYES

IL MONDO NEGLI OCCHI DELLE DONNE

Personale di

SABRINA VERONESE




Gli occhi delle donne vedono anche ciò che il solo cuore percepisce. Dietro solitudine o speranza, amore o abbandono, passato e futuro diventano uno, donando una visione della realtà mediata dal sentimento: ampia, aperta, coinvolgente e comprensiva. Se davvero l'essenziale è invisibile agli occhi, forse quelli delle donne sono in grado di andare appena oltre il visibile, riuscendo a sfiorare la sostanza del mondo.

a cura di Stefania Ferrari

22 OTTOBRE – 27 NOVEMBRE 2016


INAUGURAZIONE E INCONTRO CON L'ARTISTA 

22 OTTOBRE ORE 17,30


Spazi espositivi TRATTORIA SIPARIO

Viale Allegri 1/a, Reggio Emilia

Apertura: tutti i giorni 12 – 14.30, 19 –23


info: igiardinidiafrodisia@gmail.com



La mostra di Sabrina è personale, non solo nel senso di esposizione di una sola artista, ma anche con il significato di esposizione del proprio sentire più profondo.
Il titolo che ha dato a questa sua serie di dipinti, Women's eyes, ovvero gli occhi delle donne, è emblematico riguardo le finalità dell'intera produzione: offrire una visione del mondo mediato dallo sguardo femminile e del suo particolare modo di interpretare gli avvenimenti, i rapporti tra le persone, le storie di vita.
Tutte le sue tele hanno per protagonista una donna, vista nelle sue diverse sfaccettature, osservata ma anche osservatrice, grazie a sguardi profondi che ammaliano e inducono all'introspezione.



Sabrina Veronese richiama le donne ad una consapevolezza più profonda, ad un recupero delle proprie peculiarità, così importanti, ma così dimenticate.
A questo proposito ha scelto di ritrarre, con particolare passione, la loba, la lupa, la donna selvaggia, colei che non ha paura di riappropriarsi delle proprie origini e raccontata nel libro Donne che corrono coi lupi, della Pincola Estes, in cui, partendo dalle favole raccontate nella loro versione originale e non edulcorate e rimaneggiate prima dai fratelli Grimm da Disney poi, rivela il reale ruolo della femminilità nella cultura antica e nell'educazione delle bambine, per renderle donne complete e indipendenti a qualunque potere, padrone del proprio corpo, della propria volontà e quindi del proprio destino.





Tutte le donne che guardiamo nei suoi quadri, non sono vittime, sono pienamente consce di possedere una personalità capace di trattare il mondo e l'umanità tutta con dolcezza infinita, di amare con profonda passione e dedizione, sostenute però da un animo che è uno stelo d'acciaio, sottile eppure incapace di spezzarsi. Eleganti giunchi che affrontano tempeste e avversità piegandosi sino a terra, che sembrerebbero sconfitte, ma si rialzeranno sempre, mai dome, mai vinte.
I loro ritratti rimandano a femminilità ideali eppure terrene, nelle espressioni dei visi si leggono la volontà di realizzazione così come la ricerca dell'amore, elemento indispensabile per la completezza della persona, uomo o donna che sia. Queste donne non dimenticano l'istinto selvaggio, quella parte maschile di ognuna sempre alla ricerca di quella naturale parte femminile, nascosta eppure presente, in ogni uomo, per formare finalmente un tutto capace di collaborazione, sostegno, cammino condiviso.
Attraverso gli occhi di queste donne, e quindi dei suoi stessi occhi, Sabrina Veronese ci offre un mondo tinto di rosa, non perché esso sia buono e dolce, perché tutti sappiamo bene che non lo è, ma di un rosa associato al femminino immortale, quello che sostiene la sofferenza, quello che si dedica alla cura, quello che ama incondizionatamente anche quando riamato non è.






Lo sguardo forte, spesso seducente, delle figure femminili di Sabrina, potrebbe trarre in inganno, lasciando credere di essere di fronte a protagoniste che utilizzano esclusivamente la bellezza per ottenere potere e attenzione, ma a questa conclusione giungerà solo chi sarà incapace di una osservazione più attenta, perché da quegli occhi traspaiono vite e amori, abbandoni, sogni infranti e speranze come gioie e realizzazioni, ottenute però con la fatica dell'anima d'acciaio che appunto possiedono le donne selvagge di Sabrina, che si legano a qualcuno non per necessità, ma per libera scelta, che amano senza nulla chiedere in cambio, che scelgono anche la solitudine per riscoprire il proprio intimo valore, che dona un immenso potere, che porta al rispetto e all'amore di sé, alla coscienza dell'essere, quel potere che spesso, quando incontriamo una di loro, ci fa scoprire un misterioso, profondo, multiforme e infinito mondo che traspare dagli occhi delle donne.

(Stefania Ferrari)





martedì 11 ottobre 2016

TU CHE MI HAI RUBATO IL CUOR – LA MUSICA DELL'ANIMA


NOTE DELL'ANIMA NEI DIPINTI 
DELLA GALLERIA S. MARCO

Una collettiva per dipingere la musica che scaturisce dall'anima e alla quale hanno partecipato sei pittori, Elisa Beltrame, Ivan Lazzaretti, Francesca Mori, Ferruccio Mirandola, Armando Nizzoli, Alberto Tellini, affiancati da un settimo, eclettico artista, Rusp@, con una personale collaterale dal titolo "La musica del Mondo", presso la Galleria S. Marco, via Saccani 2 a Boretto (RE), sotto la sensibile direzione di Cristina Bernardi.
Inaugurata sabato 8 ottobre, proseguirà sino al 16, con apertura festivi e prefestivi dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19.

Due opere di Rusp@, nella personale collaterale La musica del Mondo







Cristina Bernardi, direttrice della Galleria S. Marco e Stefania Ferrari de I Giardini di Afrodisia


domenica 2 ottobre 2016

SUCCESSO PER I NAIFS DEL PO

I NAIFS DEL PO INAUGURANO IN GRANDE STILE

Grande successo per l'inaugurazione della terza edizione de I naifs del Po, che si terrà sino alla fine di ottobre 2016 nella Sala di Falegnami di Palazzo Bentivoglio a Gualtieri (RE).
Come sempre un folto pubblico di appassionati ha presenziato all'apertura di questo appuntamento, ormai consolidato nel panorama artistico della Bassa, ma non solo, promosso e organizzato dal Club delle Arti Reggiane.
Dimostrandosi più vitale che mai, il naif e i suoi tanti artisti rinnova la sua presenza con quattordici pittori che si sono impegnati nell'esprimere, ognuno secondo il proprio modo di raccontarsi, sentimenti, visoni e desideri, ricordi e speranze, racchiusi, ma solo in apparenza, nei limiti di una tela e di una cornice. In realtà, spaziando tra i pensieri e le onde del tempo.

Stefania Ferrari






La pittrice Roberta Valducci (Azzurra la Naif) e la gallerista Cristina Bernardi

Foto di gruppo durante l'inaugurazione

Roberta Valducci, Cristina Bernardi e Stefania Ferrari de I Giardini di Afrodisia




... corre sul Fiume - Due artisti eclettici raccontano il Po

... corre sul Fiume

Mostra di fotografie e installazioni di 
Massimo Canuti e Emanuela Cerutti

La sala espositiva Museo “Guareschi, il cinema e il territorio” a Brescello (RE) dal 1 ottobre al 13 novembre 2016 ospita una esposizione di sicuro interesse e curiosità.
In molti hanno raccontato Il Po e il suo rapporto con la gente che abita i territori delle sue rive: una mescolanza di amore, timore e rispetto, raramente odio, nemmeno quando le alluvioni distruggono il lavoro e le case, se non addirittura le vite.

Emanuela Cerutti e Massimo Canuti

I due autori hanno deciso di narrare un aspetto inedito e poco osservato di questo fiume, appunto ciò che prende e ciò che restituisce, come obbedendo a una sorta di insondabile equilibrio.
Canuti raccogliendo ciò che si appoggia sulle sponde, magari dopo una alluvione o una forte pioggia, trascinato per chilometri dalla corrente e rimasto nascosto per anni sotto i fondali sabbiosi, per poi spuntare, un paio di generazioni dopo, come balzando dal tempo che fu.




Cerutti ponendo se stessa nelle vesti di quante hanno perso la vita, per sfortuna o volontà, sfinite da amori infelici, nelle acque placide ma insidiose, crudeli eppure pietose, di questo corso d'acqua che ha segnato tante esistenze e osservato, inconsapevole, lo scorrere di migliaia di vite.



Un paziente raccoglitore di memorie e una novella Ofelia hanno unito gli intenti e i talenti, per questa mostra tutta da scoprire, carica di emozioni inaspettate.
Il titolo dell’esposizione è ispirato dal film “La morte corre sul Fiume” del 1955 capolavoro del regista di origine inglese Charles Laugthon. 
I Giardini di Afrodisia non potevano certo mancare a questo appuntamento, quantomai segnato da originale profondità e energia creativa.
L'esposizione è visitabile a ingresso libero dal martedì al venerdì 9,30-12,30 e 14,30-17,30
Sabato, domenica e festivi 9,30-12,30 e 14,30-18,30. Dal 29 ottobre domenica  e festivi 9,30-12,30 e 14,00-18,00.

Stefania Ferrari


Da sin. Stefania Ferrari de I Giardini di Afrodisia, Emanuela Cerutti artista in mostra e la pittografa scrittrice Maria Grassi


venerdì 30 settembre 2016

I NAIFS DEL PO - TERZA EDIZIONE

I Naïfs del Po
Terza edizione



Da sabato 1 ottobre sino alla fine del mese, la cittadina rivierasca di Gualtieri (RE) ospiterà, per il terzo anno consecutivo, la rassega di pittura I Naïfs del Po, in un tripudio di immagini rubate alle campagne e alla fantasia, omaggiando, ma soprattutto sottolineando, la vitalità e il desiderio di riaffermazione di questo stile pittorico, che tanto è legato alla terra solcata dal Po. 
La Sala Falegnami, all'interno di Palazzo Bentivoglio, vedrà riportato alla luce un mondo agreste che rimanda a tradizioni mai dimenticate e che il velo della nostalgia mantiene vivo, grazie alla organizzazione e cura, anche di questa edizione, da parte del Club delle Arti Reggiane, in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura di Gualtieri.

Alberta Baglione, Brenno Benatti, Fausto Bianchini, Luigi Camellini, Paolo Camellini, Augusto Fantini, Dino Fiorini, Franco Mora, Gianni Pontiroli, Natale Rovesti, Gianni Samini, Roberta Valducci (Azzurra la Naïf), Serafino Valla, Gianni Verona sono i quattordici artisti che si sono cimentati nella realizzazione di opere che rappresentano una memoria storica tramandata tramite l'arte.

Tra animali da cortile, covoni di fieno, barche su fiume, rezdore che impastano sapientemente uova e farina, allegorie fantasiose della natura, il naïf è più che mai vivo e la sua storia resta legata alle stagioni, che scandiscono la vita con ritmo lento e regolare, al sole, ai campi, ai galli multicolori che razzolano nell'aia, ma in special modo, alle persone, grate a una campagna dolce e materna, che dona i suoi frutti in cambio di un rispetto che sopravvive e si racconta nelle tele de I Naïfs del Po.
La mostra è l'esempio più lampante di come la pittura naif sia più che mai viva e sia stata capace di evolversi con il tempo, mantenendo intatto il suo spirito, la sua candida anima, che oggi risplende  a Gualtieri.
La mostra è aperta il sabato e la domenica dalle 10 alle 12,30 e dalle 15 alle 19.


(Stefania Ferrari)