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lunedì 17 ottobre 2016

IL MONDO VISTO DAGLI OCCHI DELLE DONNE


WOMEN'S EYES

IL MONDO NEGLI OCCHI DELLE DONNE

Personale di

SABRINA VERONESE




Gli occhi delle donne vedono anche ciò che il solo cuore percepisce. Dietro solitudine o speranza, amore o abbandono, passato e futuro diventano uno, donando una visione della realtà mediata dal sentimento: ampia, aperta, coinvolgente e comprensiva. Se davvero l'essenziale è invisibile agli occhi, forse quelli delle donne sono in grado di andare appena oltre il visibile, riuscendo a sfiorare la sostanza del mondo.

a cura di Stefania Ferrari

22 OTTOBRE – 27 NOVEMBRE 2016


INAUGURAZIONE E INCONTRO CON L'ARTISTA 

22 OTTOBRE ORE 17,30


Spazi espositivi TRATTORIA SIPARIO

Viale Allegri 1/a, Reggio Emilia

Apertura: tutti i giorni 12 – 14.30, 19 –23


info: igiardinidiafrodisia@gmail.com



La mostra di Sabrina è personale, non solo nel senso di esposizione di una sola artista, ma anche con il significato di esposizione del proprio sentire più profondo.
Il titolo che ha dato a questa sua serie di dipinti, Women's eyes, ovvero gli occhi delle donne, è emblematico riguardo le finalità dell'intera produzione: offrire una visione del mondo mediato dallo sguardo femminile e del suo particolare modo di interpretare gli avvenimenti, i rapporti tra le persone, le storie di vita.
Tutte le sue tele hanno per protagonista una donna, vista nelle sue diverse sfaccettature, osservata ma anche osservatrice, grazie a sguardi profondi che ammaliano e inducono all'introspezione.



Sabrina Veronese richiama le donne ad una consapevolezza più profonda, ad un recupero delle proprie peculiarità, così importanti, ma così dimenticate.
A questo proposito ha scelto di ritrarre, con particolare passione, la loba, la lupa, la donna selvaggia, colei che non ha paura di riappropriarsi delle proprie origini e raccontata nel libro Donne che corrono coi lupi, della Pincola Estes, in cui, partendo dalle favole raccontate nella loro versione originale e non edulcorate e rimaneggiate prima dai fratelli Grimm da Disney poi, rivela il reale ruolo della femminilità nella cultura antica e nell'educazione delle bambine, per renderle donne complete e indipendenti a qualunque potere, padrone del proprio corpo, della propria volontà e quindi del proprio destino.





Tutte le donne che guardiamo nei suoi quadri, non sono vittime, sono pienamente consce di possedere una personalità capace di trattare il mondo e l'umanità tutta con dolcezza infinita, di amare con profonda passione e dedizione, sostenute però da un animo che è uno stelo d'acciaio, sottile eppure incapace di spezzarsi. Eleganti giunchi che affrontano tempeste e avversità piegandosi sino a terra, che sembrerebbero sconfitte, ma si rialzeranno sempre, mai dome, mai vinte.
I loro ritratti rimandano a femminilità ideali eppure terrene, nelle espressioni dei visi si leggono la volontà di realizzazione così come la ricerca dell'amore, elemento indispensabile per la completezza della persona, uomo o donna che sia. Queste donne non dimenticano l'istinto selvaggio, quella parte maschile di ognuna sempre alla ricerca di quella naturale parte femminile, nascosta eppure presente, in ogni uomo, per formare finalmente un tutto capace di collaborazione, sostegno, cammino condiviso.
Attraverso gli occhi di queste donne, e quindi dei suoi stessi occhi, Sabrina Veronese ci offre un mondo tinto di rosa, non perché esso sia buono e dolce, perché tutti sappiamo bene che non lo è, ma di un rosa associato al femminino immortale, quello che sostiene la sofferenza, quello che si dedica alla cura, quello che ama incondizionatamente anche quando riamato non è.






Lo sguardo forte, spesso seducente, delle figure femminili di Sabrina, potrebbe trarre in inganno, lasciando credere di essere di fronte a protagoniste che utilizzano esclusivamente la bellezza per ottenere potere e attenzione, ma a questa conclusione giungerà solo chi sarà incapace di una osservazione più attenta, perché da quegli occhi traspaiono vite e amori, abbandoni, sogni infranti e speranze come gioie e realizzazioni, ottenute però con la fatica dell'anima d'acciaio che appunto possiedono le donne selvagge di Sabrina, che si legano a qualcuno non per necessità, ma per libera scelta, che amano senza nulla chiedere in cambio, che scelgono anche la solitudine per riscoprire il proprio intimo valore, che dona un immenso potere, che porta al rispetto e all'amore di sé, alla coscienza dell'essere, quel potere che spesso, quando incontriamo una di loro, ci fa scoprire un misterioso, profondo, multiforme e infinito mondo che traspare dagli occhi delle donne.

(Stefania Ferrari)





martedì 11 ottobre 2016

TU CHE MI HAI RUBATO IL CUOR – LA MUSICA DELL'ANIMA


NOTE DELL'ANIMA NEI DIPINTI 
DELLA GALLERIA S. MARCO

Una collettiva per dipingere la musica che scaturisce dall'anima e alla quale hanno partecipato sei pittori, Elisa Beltrame, Ivan Lazzaretti, Francesca Mori, Ferruccio Mirandola, Armando Nizzoli, Alberto Tellini, affiancati da un settimo, eclettico artista, Rusp@, con una personale collaterale dal titolo "La musica del Mondo", presso la Galleria S. Marco, via Saccani 2 a Boretto (RE), sotto la sensibile direzione di Cristina Bernardi.
Inaugurata sabato 8 ottobre, proseguirà sino al 16, con apertura festivi e prefestivi dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19.

Due opere di Rusp@, nella personale collaterale La musica del Mondo







Cristina Bernardi, direttrice della Galleria S. Marco e Stefania Ferrari de I Giardini di Afrodisia


mercoledì 31 agosto 2016

LE FAVOLE DI AZZURRA

LE FAVOLE DI AZZURRA

mostra personale di

ROBERTA VALDUCCI

a cura di Stefania Ferrari

Un nuovo naïf, tradotto attraverso l'immaginazione, dando corpo e forma ad animali fantastici immersi in una natura favolistica. Dolcezza e innocenza, reinterpretate in chiave moderna, illuminano di nuova luce uno stile popolare e unico che non segue le mode, ma si rinnova, narrando altri contemporanei orizzonti, senza tradire la forza iniziale del suo candore.




DAL 4 SETTEMBRE AL 1 OTTOBRE 2016

Inaugurazione domenica 4 settembre ore 11

Sala espositiva CAFFÈ DELLA GABELLA
Via Emilia S. Pietro, 73 - Reggio Emilia

dal lunedì al sabato dalle 7 alle 21- domenica dalle 8 alle 13


Info: igiardinidiafrodisia@gmail.com



Roberta Valducci segna un momento di rinnovamento per quanto riguarda lo stile naif, inserendo elementi del fantastico negli scenari classici di questa espressione pittorica, ben lontana dall'essersi esaurita col passare del tempo.
Scegliendo il nome d'arte di Azzurra la Naif, Roberta sottolinea la volontà di seguire le orme della corrente artistica dei candidi, rendendola più moderna e dandole una impronta ampiamente personale, che rende riconoscibili alla prima occhiata le sue opere.

Gli animali coloratissimi parlano dai suoi quadri, materici, tangibili, usciti da un mondo di fiaba che riporta nella sua più profonda accezione l'ingenuità e la dolcezza tipiche del naif, traghettandole da un contesto generalmente di campagna a quello della fantasia e dell'immaginario.
Non più dunque carri trainati da buoi, scene di vita contadina, covoni di fieno, ma in questa serie particolarmente, un avvicinamento ancora più intimo con gli elementi della natura, con gli animali del bosco, dei fiumi e dell'aria. Persino un drago, scaturito dalle pieghe del tempo e delle leggende, irrompe in suo personale paradiso mai perduto, mentre fatine e lepri trasformate in costellazioni convivono felicemente in questo universo parallelo, ideale, fantasioso, per portare gioia e speranza.







I colori intensi, netti, senza sfumature, ma accostati gli uni agli altri, formano incredibili tavolozze che non mancano di suscitare allegria e serenità in chi osservi le composizioni. Grandi fiori, pesci multicolori che sembrano solcare il cielo, civette tutt'altro che notturne ci guardano e ci sorridono, ricordandoci che la speranza si nutre non di grigio e fumo, ma di pigmenti rubati all'iride, di sorrisi e luce, di fantasia, ma soprattutto di spazi che la ragione non ritiene lecito abitare, ma che l'animo umano da sempre insegue e sogna, per non soccombere alla tristezza.
“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”, dice Amleto, sottolineando quanto alla limitata mente umana possa sfuggire, anche appoggiandosi alla filosofia.







Ma alla fantasia nulla viene precluso e tutto questo emerge dai quadri di Azzurra la Naif, che ripropone il candore anche dell'infanzia, quando credere in altri mondi, in altre possibilità, rendeva magico ogni istante di vita.
Roberta Valducci, che comunque si è dedicata anche al naif tradizionale, ha deciso di dare una svolta e percorrere un'altra via, sempre nel solco della visione dei candidi, ma andando oltre, creando nuovi universi in cui tutto è possibile, anche incontrare uccelli dal piumaggio fiorito che convivono con alate creature dei boschi, in cui nuovamente gareggiano la lepre e la tartaruga, ma secondo altre regole e in cui l'essere umano è solo spettatore e ancora non ha contaminato con la sua presenza questo eden immaginifico.

Roberta-Azzurra sono le due anime in una: l'artista che segue l'ispirazione della sua parte fantastica e innocente, che mai si è arresa e ancora sogna di un mondo ideale, dove qualunque realtà si può dipingere.


Stefania Ferrari



Roberta Valducci e Stefania Ferrari



Panoramica di una parte della mostra



Augusto Fantini, Roberta Valducci e Stefania Ferrari



Lo staff del Caffè della Gabella



Civette sull'albero



Sfizioso rinfresco inaugurale












martedì 23 agosto 2016

Visione di una Apocalisse - La tragedia del Vajont dipinta da Stefano Grasselli

Visione di una Apocalisse in mostra al castello

Sino al 28 agosto l'artista reggiano Stefano Grasselli espone le sue coinvolgenti opere al'interno della chiesta del castello di Sarzano di Casina  (RE). 
Tele di una assoluta intensità che interpretano una delle più gravi tragedie della storia italiana: la frana di una parte del monte Toc nell'invaso della diga del Vajont, nel 1963.



Profondamente colpito da bambino dalle parole di suo padre vigile del fuoco, che gli raccontò i fatti riportati dai colleghi che parteciparono alle operazioni di soccorso, l'autore ha operato in questi anni una ricerca personale riguardante quei terribili giorni tramite testimonianze e permanenza nei luoghi e ciò che ha raccolto si è concretizzato in questa esposizione.
"I ricordi risalgono alla mia infanzia", conferma l'artista. "La mia sensibilità ne rimase profondamente colpita e turbata e con il tempo è divenuta una sorta di tragica ossessione. Ricordo ancora, negli anni '70, una trasmissione televisiva riguardante quei fatti, in particolare una lenta e frontale ripresa della diga, inquadrata dalla parte esterna, rivolta verso Longarone. Un lungo, impressionante imbuto di cemento che sembrava non finire mai. La mia immaginazione corse subito a quell'immensa massa d'acqua che veniva tenuta ferma al di là dello sbarramento e cercavo di immedesimarmi nello stato d'animo degli abitanti, costretti a far fronte a una simile situazione. Poi le immagini di una tragedia impressionante non si cancellarono più dalla mia memoria, anche perché a provocare ciò fu, come spesso accade, l'assurda onnipotente presunzione umana. Una mostruosa massa d'acqua, roccia, fango, legna si è riversata sulla valle, spazzando via paesi abitati da gente semplice, che ne ha subito le conseguenze".



Morte e distruzione, dunque, causati da avidità e incuria nei confronti delle leggi naturali. Un ambiente che, prima del disastro, iniziava a dare segnali della calamità incombente: "Di recente, visionando filmati su youtube, uno mi ha colpito particolarmente: quello in cui un'anziana signora ricordava che, pochi giorni prima della tragedia, si notavano strani atteggiamenti da parte di alcuni animali, soprattutto caprioli, che stavano effettuando una inconsueta migrazione. Ma ciò che più mi ha colpito, è stato il racconto riguardante alcuni uccellini che mordevano la gabbia in cui erano rinchiusi".



Secondo la sua sensibilità di artista, ecco quindi nascere una serie di dipinti inquietanti eppure assai evocativi, in cui il terrore prende forma e la materia si fa morte, sotto le sembianze di animali feroci, in cui la frana diviene allungato cranio dalle orbite cave, in cui l'acqua, necessaria per la vita, qui diviene spietato strumento di morte.


giovedì 9 giugno 2016

MERCOLEDÌ ROSA: THINK DEEP PINK di Sabrina Veronese


Pensieri profondo rosa con
  THINK DEEP PINK

Personale pittorica di

SABRINA VERONESE


"Nude"



Come ogni inizio estate, a Reggio Emilia si ripropone l'ormai consolidata serie dei mercoledì rosa, serate dedicate alle donne con eventi musicali, culturali e d'arte.
Ci saremo anche noi, all'aperitivo di mercoledì 15 giugno al Max Cafè, ormai storico collaboratore in molte iniziative con I Giardini di Afrodisia, quando le tele di Sabrina Veronese segneranno l'esordio della serata e del carnet di proposte del Max.
Con il suo pensiero rosa profondo, THINK DEEP PINK, questa pittrice intreccia nei suoi quadri seduzione, fascino, mistero e femminilità, ritraendo la donna nelle sue varie sfaccettature, fisiche e dell'anima, in un dedalo di emozioni dal quale la sola via di uscita è l'ascolto e l'osservazione di un percorso di crescita.
Le sue figure, lontane dai luoghi comuni, escono dall'immaginario per farsi sogno simbolico e tangibile.

A cura di Stefania Ferrari

15 GIUGNO – 20 LUGLIO 2016

INAUGURAZIONE MERCOLEDÌ 15 GIUGNO ORE 19

Sala espositiva MAX CAFE’

Via Guidelli, 1/F - Reggio Emilia
Tutti giorni dal lunedì al sabato 7.30 – 19.30 domenica chiuso




venerdì 13 maggio 2016

D'ARTE E NATURA NOSTRE - Le Grand Tour con le opere di M.C. Martinelli


D'Arte e Natura nostre

Mostra personale di

Maria Cristina Martinelli





Le Grand Tour in forma d'arte. Questa mostra accompagna tra spazi naturali e monumenti storici, con singolare attenzione al particolare e alla luce densa di dolcezza che contraddistingue l'Italia. Alla stregua di una straordinaria guida, la pittrice ritrae luoghi con affascinante narrazione artistica, grande maturità del segno e padronanza tecnica.






Siamo turisti privilegiati, perché abbiamo Maria Cristina Martinelli a farci da ideale guida in questo particolare Grand Tour, viaggio che i rampolli di nobile e ricca famiglia europea, ma non solo, intraprendevano per arricchire la propria educazione e la cui meta per eccellenza era proprio l'Italia, ricca di storia, d'arte e cultura.

Questa pittrice dal tocco ispirato ci accompagna con presenza discreta tra panorami incantevoli e opere che, ancora oggi, ci rendono orgoglioso esempio di bellezza nel mondo.

E' un percorso in cui si intrecciano meraviglia, scoperte e rivelazioni improvvise quello che Maria Cristina Martinelli ha dipinto per noi, e con questa sua personale, dal titolo “D'Arte e Natura nostre”, ci consegna la visione di un'Italia morbida, nobile e magica, di una dolcezza antica.

I paesaggi ritratti sono luoghi reali, che la pittrice stessa ha visitato, interpretandoli con quella particolare sensibilità che la contraddistingue e che da sempre penetra nelle trame complesse eppure apparentemente semplici delle forme, che accende i colori di un tramonto. La realtà si allaccia a emozioni, a ricordi felici, per accedere a pensieri d'incanto.
Esempio di maturazione umana e artistica, i paesaggi di questa artista rimandano alla consapevolezza di una componente unica che accomuna il creato, ad una matrice primigenia da cui tutto è scaturito e cui tutto tornerà.

I quadri che ritraggono opere d'arte o monumenti, ne rivelano spesso non l'interezza, ma particolari significativi, spesso inosservati, che con un sapiente effetto pittorico di luminosità e tenebra, giocato essenzialmente sull'abile utilizzo di bianco e nero, svelano una bellezza che con la sua intensità riesce a competere, e vincere, contro forze disgregatrici che negano l'armonia, riuscendo a individuarla anche dove spesso non si guarda, riproponendola in chiave intima e differente.

Le immagini acquistano così un nuovo respiro, in un cammino che parte dalla storia per arrivare alla contemporaneità, intatte eppure sempre sorprendenti.

Arte e Natura, le nostre arte e natura, hanno il sigillo della bellezza e dell'immortalità, cui anche le opere di Maria Cristina Martinelli contribuiranno a prolungare la leggenda.

24 MAGGIO – 5 GIUGNO 2016

INAUGURAZIONE SABATO 28 MAGGIO ORE 18

Presentazione a cura di 
Stefania Ferrari

PALAZZO CONTARELLI

  corso Mazzini 42 c - Correggio ( RE )

orari: 10 - 12.30   16.30 - 19,30   chiuso il lunedì


info: igiardinidiafrodisia@gmail.com



San Martino in Rio (RE) - 3486429585 

mercoledì 11 maggio 2016

FOTOGRAFIA EUROPEA 2016 - VIAGGIO LENTO SULLA SS9 personale di CINZIA BIANCHI





VIAGGIO LENTO SULLA SS9

Mostra personale di

CINZIA BIANCHI








a cura di Stefania Ferrari

7 MAGGIO – 10 LUGLIO 2016


INAUGURAZIONE SABATO 7 MAGGIO ORE 18

In questi anni, in cui viene curato il viaggiare lento, lo spostamento con ritmi più umani e naturali, le mie chiocciole hanno deciso di avventurarsi sulla via Emilia per ammirarne gli scorci storici e rischiare sulla sua transitata carreggiata stradale e…strisciando strisciando, si sono fatte il percorso da Bologna a Reggio Emilia, giungendovi visibilmente stanche, ma, ve lo assicuro, in ottima forma.
(C.B.)



Con una esposizione personale all'interno del Circuito Off di Fotografia Europea, iniziativa internazionale che si tiene da ormai dieci anni a Reggio Emilia, Cinzia Bianchi, fotografa toscana con al suo attivo numerosi lavori attenti non solo all'estetica della fotografia, ma anche alla tematica ambientale, culturale e antropologica, propone quest'anno una mostra, curata da Stefania Ferrari, dal titolo Viaggio lento sulla SS9, che comprende una carrellata di opere in cui due chiocciole fanno da guida tra paesaggi e monumenti che costeggiano la via Emilia, accompagnando lungo un percorso insolito che si snoda tra storia e cultura, presentando vedute non convenzionali e poco conosciute. Con le sue immagini fotografiche, la Bianchi diviene biografa ufficiale delle due inconsuete viandanti, seguendole e immortalandole nelle tappe del loro viaggio, in cui si assaporano panorami da un diverso punto di vista, privilegiando la lentezza, l'osservazione, il particolare, tutto ciò che normalmente non è compreso nella velocità e nella fretta. 




***


Cinzia Bianchi ha realizzato una delle mostre più originali dell'edizione di Fotografia Europea 2016, effettuando una operazione molto semplice: cambiando il punto di vista. Il che non è molto frequente e lo si può facilmente intuire osservando le opere di altri fotografi.
Generalmente in ogni immagine c'è la presenza di due elementi: il punto di osservazione del fotografo e il soggetto ritratto. Personalità artistica che realizza, che crea e oggetto della foto. La Bianchi ha introdotto un terzo elemento: il punto di vista del soggetto fotografato: le sue chiocciole viaggiatrici.
Abbassandosi, rendendosi piccola, rinunciando in un certo senso al suo ruolo di protagonista d'arte, diviene biografa delle piccole, lente pellegrine che hanno deciso di intraprendere un viaggio, inusuale per loro, alla scoperta di un mondo nuovo e sconfinato, pericoloso, insidioso, ma denso di sorprese e di avventura.
Non più attraverso prati e cespugli, giardini fioriti e orti succulenti, ma accanto ai bordi di una strada apparentemente infinita, arrampicandosi lungo pareti di monumenti e case, scoprendo angoli minuscoli, anfratti che offrono riparo e particolari architettonici che normalmente vengono ignorati o, semplicemente, non notati.
Questa acuta e originale osservatrice del mondo, con la sua macchina fotografica ha capovolto l'ordine di considerazione, ottenendo immagini che hanno sì mantenuto la sua impronta, l'autorevolezza fotografica, rendendo tuttavia primario non il suo punto di vista, ma quello dei suoi soggetti.
Elogiando la loro lentezza di movimento e le loro ridotte dimensioni, Cinzia Bianchi sottolinea la rilevanza dell'osservazione senza fretta, della scoperta sorprendente, della novità che non ci si aspetta da luoghi talmente conosciuti da risultare scontati.
La scelta del bianco e nero, di indubbio fascino, è stata forse dettata anche dal desiderio di ritrarre in modo più fedele il mondo così come lo vedono le chiocciole, senza troppi colori, tranne quell'auto, così rossa da sembrare loro un enorme, meraviglioso fiore dalla strana forma.
Con tecnica semplice, eppure raffinata, questa fotografa ci ridimensiona, facendoci intraprendere con lei un viaggio lento, eppure denso di straordinarietà, che riserva una esperienza assolutamente unica nel suo genere, lungo una via ricca di storia e di storie, raccolte e a loro volta narrate, da due piccole chiocciole.
Da sempre attenta a tematiche sociali, Cinzia Bianchi non le ha scelte a caso, anche per il loro simbolismo in alcune culture antiche, di rinascita e cambiamento. Con la forma a spirale delle loro conchiglie, rimanda a percorsi personali e di crescita interiore, votati ad un eterno divenire, senza mai cristallizzare il pensiero e la visione delle cose, determinando così apertura verso nuove persone, culture e collettività.



(Stefania Ferrari)








  







TORREFAZIONE H223

Via Calderini 3/b Reggio Emilia tel. 0522 1484372

Dal lunedì al sabato 7.00–19.30 – domenica chiuso