mercoledì 29 aprile 2015

ARTE IN TABACCHERIA: PERSONALE DI RENATO BIOLCATI

RENATO BIOLCATI E L'ARTE DEL FERRO

Opere realizzate piegando un materiale apparentemente inadatto per l'arte figurativa, in una sorprendente mostra.

16 aprile - 2 maggio

Spazi espositivi 
TABACCHERIA DEL VENTO
Via del Perugino, 2 - MODENA

dal lunedì al sabato 7,30 -13.00 e 15.30 - 19.30




mercoledì 8 aprile 2015

IL NERO

IL NERO

Mostra personale di 
MARGARETA LILLIESKOLD

a cura di Stefania Ferrari




Il simbolismo del nero, la sua profondità, i misteri della non-luce accendono la fantasia e l'inconscio, che scruta e si libera, immaginando ciò che desidera o teme.

Questa mostra, nonostante si intitoli Il nero, è in realtà uno studio estetico sulla luce. Senza di essa, nemmeno il concetto di oscurità esisterebbe e, in ambito pittorico, questa oscurità, la totale oscurità, è ovviamente il nero.
Esprimersi solo mediante questo non colore, anche se chiamarlo così in realtà non è tecnicamente corretto, non è facile, ma sicuramente affascinante, poiché il nero ha molti significati profondi, diversi non solo se inseriti nel contesto di varie culture, ma differenti per ognuno.
Margareta Lillieskold ha deciso di dedicare una intera serie a figure astratte, molto istintive, realizzate solo con questo buio materico. Forme indistinte, curve, nette, fantastiche, si delineano, quasi tridimensionali, sulle sue tele e, con energico slancio, emergono dal piano. L'artista segue la sua ispirazione, che non sa da dove derivi e nemmeno sa dove la stia portando: forse in un ricordo, forse in un sogno, forse in un mondo mai esistito. Tuttavia, ciò che sa, è che si tratta qualcosa che sgorga dalle profondità di se stessa, inspiegabile, intangibile, eppure lì, concreto, sulla tela.
Sono quindi suoi pensieri, quelli che prendono forma in questi quadri, la cui oscurità non è data dal soggetto di essi, ma dalla completezza, la vera pienezza, che porta in sé tutti i colori. In un contrasto tra opposti, Margareta gioca con un unico pigmento, fa della sua tela un luminoso schermo per ombre cinesi, sul quale racconta storie lontane, aneddoti di vita o sogni ancora da realizzare. Le narrazioni sono sue, ma ognuno può aggiungere particolari, cambiare i termini, ribaltare il finale. Ognuno, guardando un suo quadro, vedrà una storia diversa.
Le forme possono ricordare a chi osserva varie figure, come quando si guardano le nuvole. Ebbene, queste sono nuvole dell'inconscio, che attraversano lo sguardo e si colmano delle nostre fantasticherie, spingendoci verso riflessioni inaspettate, sgorgate solo da un gioco di luce e ombra.
Eccola l'Ombra, quella parola ammantata di mistero che secondo la psicologia di C.G. Jung è la nostra parte nascosta, ma quella più vera. Non necessariamente malvagia, semplicemente più istintiva, più selvaggia, meno addomesticata da cultura e convenzioni.
Ecco, i quadri della serie Nero di questa artista, sono non solo la rappresentazione, forse, della sua Ombra, ma anche di quella di tutti noi, perché guardando le sue figure, vediamo in realtà proiezioni della nostra mente, somiglianze dettate da ricordi e conoscenze personali.
L'esercizio artistico in questo studio sul binomio luce-oscurità, assume così una valenza più alta, l'opera d'arte non più solo come diletto estetico, ma come parte di una crescita personale e culturale, quale in realtà dovrebbe essere sempre: una educazione della e alla sensibilità.
Trasportati in un mondo in cui luce e tenebra si inseguono e si completano, come nel simbolo Yin e Yang, creiamo un equilibrio anche tra noi e la figura, mai uguale a se stessa, senza una direzione precisa di sopra o sotto, trovandoci come sospesi in un vuoto primordiale, privo di gravità.
Ecco allora che una serie di apparentemente strane e astratte figure, si trasforma nell'occasione di un viaggio in un Altrove straordinario, dipinto da un'artista che con il nero ha dato corpo a ombre che, senza la luce che le crea, noi non potremmo vedere.


3 APRILE - 2 MAGGIO 

TORREFAZIONE H223


Via Calderini, 3/B Reggio Emilia
 dal lunedì al sabato dalle 7.00 alle 19.30
chiuso la domenica

In collaborazione con Circolo degli Artisti Reggio Emilia

Info: igiardinidiafrodisia@gmail.com





"IL COLORE E' IL LUOGO DOVE SI INCONTRANO IL NOSTRO CERVELLO E L'UNIVERSO" (Cézanne)




Personale di MARGARETA LILLIESKOLD


 a cura di Stefania Ferrari


In un turbine di colori, la visone di uno sguardo cosmopolita ci accompagna tra luoghi e sensazioni, tra paesaggi di cui si evidenzia la contestualità attraverso cromie decise e ricordi di luoghi vissuti.


I dipinti di Margareta Lillieskold si svincolano dalla prospettiva e dalla figura, per convergere in puro colore, nella sensazione e nel concetto. L'immagine non conta più, ciò che importa è l'emozione che suscita, nel suo ricordo e nel desiderio di espressione dell'artista, che si spinge oltre le regole e i tecnicismi.
Potenti colpi di spatola definiscono il piano principale, ingentiliti da particolari leggeri, che donano la completezza del quadro.
Le tonalità nette evidenziano il carattere dell'esecutrice e sfumature più fredde sottolineano la sua origine nordica. Tuttavia, il suo sguardo ormai cosmopolita, frutto di lunghe esperienze e permanenze all'estero, arricchisce le tele di colori inediti, inaspettati, ricchi e caldi, come le persone che ha incontrato, le città che ha visitato, le luci delle metropoli più vitali sono entrate in lei, facendone ora parte.
I suoi quadri sono sì astratti, ma non è poi così difficile intuire che cosa ha mosso la sua mano per creare queste opere: il desiderio di raccontare, raccontare e ricordare, raccontare e, perché no, insegnare. Insegnare che la cultura viaggia, si muove, si evolve, si mescola e si arricchisce ogni qualvolta due persone si incontrano e comunicano, scambiandosi impressioni e interessi, commentando, discutendo animatamente, confrontandosi e, quindi, crescendo.
L'arte dunque come possibilità di crescita umana. Di questo è profondamente consapevole Margareta, che con i suoi quadri ci invita ad andare oltre l'apparenza delle forme, per lasciarci guidare dalle sensazioni, dalle esperienze istintive e archetipiche, quasi psichedeliche, che solo il colore è in grado di manifestare.
La liberazione da ogni vincolo strutturale, rende i suoi quadri un omaggio alla generosità dell'arte nel suo dare sempre stimoli nuovi e più forti, nella sua eterna missione di elevare l'uomo al di sopra dello spazio e del tempo, per portarlo più avanti nella storia, comune e personale.
Ogni volta che Margareta si avvicina alla tela, ecco che tutto ciò che ha vissuto, visto, amato, cercato e imparato, emerge, concretizzandosi in un'immagine mentale che lei riesce a esprimere con vigore e immediatezza estrema, tramite la stesura dei pigmenti, così colmi, così pieni, senza sbavature, senza incertezze, per unirsi e creare una finestra su un nuovo spazio, su un nuovo universo, che muta e si trasforma, che cambia le carte in tavola, dettando nuove regole che solo allontanandosi dalla realtà conosciuta è possibile seguire, scoprendo emozioni che altrimenti rimarrebbero sconosciute.
Osservando i quadri di questa artista che viene da lontano, ma che ha scelto di vivere qui, tra le nostre montagne, ci si accorge di una visione differente rispetto alla nostra, che coglie particolari e sfumature che a noi sfuggono, abituati come siamo ad averli sotto gli occhi, dandoli per scontati. Lei invece, con una sensibilità frutto di una cultura originaria differente e di una diversificata esperienza di vita, riesce a vedere quell'essenziale che ai nostri sguardi è, se non invisibile, quantomeno velato, confuso, troppo familiare per essere notato.

La frase da lei scelta come titolo per questa sua personale, è di un grande artista del passato, Cézanne, anch'egli cultore del colore e dei suoi simbolici significati, che ben si accosta alla visione sintetica eppure sognatrice di Margareta, musa del colore.


8 APRILE – 2 MAGGIO 2015



Sala espositiva CAFFÈ' MAZZINI
Via Mazzini, 6 – Reggio Emilia

dal lunedì al sabato dalle 7,30 alle 19,30
chiuso la domenica

In collaborazione con Circolo degli Artisti Reggio Emilia


info: igiardinidiafrodisia@gmail.com






sabato 7 marzo 2015

IL SEGNO VISIBILE

IL SEGNO VISIBILE

mostra personale di

CLAUDIO FRASSINETTI

INCONTRO CON L'ARTISTA SABATO 14 MARZO 2015 ORE 18.00



Disegni a matita plasmano il chiaroscuro, creato dall'immaginazione e reso immagine,

 offrendo nuova forma alla realtà portata sul foglio, mentre l'artista la libera in una nuova 

dimensione. Luci e ombre si fondono in composizioni vive, in ritratti di natura e di persone, 

visibili e reali.

a cura di Stefania Ferrari

3 MARZO – 3 APRILE 2015

Sala espositiva TRATTORIA CAFFETTERIA SIPARIO

Via Allegri, 1/a - Reggio Emilia

Apertura: ore 12.00 – 14.30 19.00 –23.00

L'artista Claudio Frassinetti con la curatrice Stefania Ferrari
Info: igiardinidiafrodisia@gmail.com

Il segno, e quindi il disegno, è stato la prima forma d'arte e il primo mezzo di comunicazione scritta, dal tempo degli antichi uomini. Da allora si è evoluto, perfezionato, eppure ora come millenni fa, questo linguaggio grafico resta ancora il più immediato e potente, pur nella sua apparente semplicità.
Apparente perché la padronanza di questa tecnica non è da tutti: c'è chi è un maestro del colore, chi della materia, chi dell'incisione, ma il disegno, per essere vera espressività, necessita di cura, pratica e talento, condizioni senza le quali il disegno è solo un insieme di insignificanti tratti.
Claudio Frassinetti dimostra con le sue opere di possedere queste tre qualità, attraverso le quali i suoi soggetti possono passare dallo stato del reale a quello dell'immaginato, momento in cui la figura, percepita dall'occhio, si trasferisce sulla carta, acquisendo nuova forma, nuova dimensione e, soprattutto, nuovo significato.
I temi affrontati da Frassinetti sono i più vari e indagano nelle profondità dell'umano nella sua totalità, non solo in quelle dell'animo. Non solo l'amore, la natura o la semplice rappresentazione diretta della realtà sono ritratti, ma anche le età dell'uomo, la sua gioia o la sua disperazione, il sentimento di amicizia, il contatto con la morte o, al contrario, con la vita, nello schiudersi di un fiore o nel sorriso di un bambino, nell'incondizionato e fedele affetto di un cane.
I suoi chiaroscuri raccontano una intensa gamma di emozioni, tante quante ne esprimono le varie sfumature che magistralmente esegue con la sua matita.
Ecco quindi che possiamo apprezzare un pomeriggio sulle rive di un torrente, che possiamo ascoltare le storie passate, raccontate da una anziana donna che lenta ma ancora energica raccoglie legna. Possiamo immaginare i leggeri passi di danza di una ballerina che ci saluta con un inchino, mentre di ben altro tenore sono i sentimenti che ispirano, assai vividi, visi pieni di angoscia che appartengono a persone stremate, che vivono in luoghi lontani.
Questo ineffabile disegnatore è quindi capace di esprimere elegantemente fremiti poetici, come di dichiarare spietatamente situazioni che muovono a riflettere sul nostro mondo contemporaneo, così tanto contraddittorio.
Ed è questo, a mio parere, ciò che realmente dovrebbe fare un artista: utilizzare le proprie capacità sì per diletto, ma con la profonda consapevolezza che i suoi quadri possono e devono andare oltre, per lasciare un'impronta profonda, che sia uno spunto per superare il semplice apprezzamento estetico.
Claudio Frassinetti utilizza luci e ombre non solo per realizzare i suoi disegni, ma getta luminosità evidente anche sulla bellezza o sulla manchevolezza umane, senza prediligere l'una o l'altra, ma rendendo palesi entrambe, perché questo in effetti è ciò che siamo.
La sua capacità di interazione con la natura circostante e con le persone, propria evidentemente di una personalità aperta e spontanea, unita all'abilità artistica, gli permette di creare quadri che non sono soltanto cristallizzazioni di istanti, ma piccole considerazioni filosofiche, massime di vita, pensieri liberi da condizionamenti accademici e che senza dubbio, ad ogni sguardo, lasciano un segno.

Un segno molto visibile.

Stefania Ferrari

Foto di gruppo in occasione dell'incontro con l'artista, il 14 marzo 2015



giovedì 5 marzo 2015

L'AMORE OLTRE

L'AMORE OLTRE

MOSTRA PITTORICA DI

CLAUDIA BELLI VANESSA PIGNALOSA

L'amore declinato in ogni direzione, per abbattere ogni convenzione ipocrita, violenta e discriminante. Perché l'amore è prima di tutto accettazione, comprensione, condivisione, rispetto, libertà. Due donne parlano dell'amore attraverso dipinti e poesie che esaltano questo sentimento salvifico e eterno, materno o che si tinge di erotismo.

A sinistra l'opera L'amore oltre di Claudia Belli, a destra il dipinto Il volo di Vanessa Pignalosa

A cura di Stefania Ferrari

7 MARZO – 1 APRILE 2015

INAUGURAZIONE SABATO 7 MARZO ORE 17.00

Sala espositiva MAX CAFE’

Via Guidelli, 1/F - Reggio Emilia

Tutti giorni dal lunedì al sabato 7.30 – 19.30

domenica chiuso



Le due pittrici protagoniste dell'evento artistico: Claudia Belli e Vanessa Pignalosa

Questa mostra si intitola L'amore oltre. Ma oltre cosa? C'è forse qualcosa di più profondo, assoluto, totalizzante dell'amore? No, l'amore completa se stesso e non ha bisogno di altro, ma l'essere umano non è così perfetto e riesce a rendere relativo anche questo sentimento, anche se ciò sembrerebbe impossibile.
Oltre quindi la visione distorta che troppo spesso si ha dell'emozione che ha creato e sempre crea il mondo, oltre le convenzioni e le ipocrisie che vorrebbero incasellare un sentimento che non ha confini temporali o di latitudine, oltre le discriminazioni che in nome di esse ancora vengono perpetrate, oltre l'età, la razza e il genere.
L'amore è comprensione, rispetto e libertà, ma molte volte tutto ciò resta vuota parola. Le cronache costantemente lo dimostrano, nel mondo così come il Italia: chi dovrebbe amare, in realtà si trasforma in carnefice in nome di qualcosa che con l'amore non ha nulla a che vedere. L'amore sembra dunque qualcosa che, per queste persone, ha un significato sconosciuto, ha una valenza relativa, applicabile solo a certe condizioni.
Eppure amare sarebbe così semplice. Ecco quindi che le voci che parlano d'amore vanno più che mai udite e ascoltate, che si esprimano a parole o con forme e colori, come in questo caso. Due donne, Claudia Belli e Vanessa Pignalosa, hanno impugnato i pennelli quali armi erette contro ogni sopraffazione e queste armi si avvalgono della loro sensibilità e del loro desiderio di esprimere l'unica vera causa per la quale valga la pena combattere: l'amore. Amore a oltranza, amore sempre, che sia materno, sensuale, etero o no, ma che sia disinteressato e sincero, perché “più forte della morte è l'amore”, si recita nel Cantico dei cantici.
Ognuna di queste tele è un inno a questo sentimento vitale e allo stesso tempo una denuncia su quanto tenti di distruggerlo: paura di ciò che non si conosce, paura di perdere una supremazia guadagnata con la forza, ma sempre per paura, timore di spezzare convenzioni sociali, terrore di non essere amati se non si accettano condizioni e condizionamenti. Creature angeliche, parti di anime colme d'amore, tentano di liberare lo spirito,intrappolato, che non ha il coraggio di sciogliere legami distruttivi, che non ha il coraggio di denunciare violenze, che non riesce a librarsi al di sopra delle malignità.
Nei colori, ora forti ora profondamente celesti, le due pittrici gridano silenziose appelli alla speranza, chiamando quella sola, unica, invincibile forza con la quale le donne di ogni epoca hanno sempre combattuto: l'amore. Grazie ad esso si sono abbattuti ostacoli che nessuna erculea potenza avrebbe nemmeno osato affrontare, grazie ad esso è potuta rinascere bellezza dalle ceneri, grazie ad esso miracoli di piccole, nuove nascite avvengono ogni istante.
Niente. Niente potrà sopprimere l'amore sino a che ci saranno voci che lo cantano, che lo invocano, che lo dipingono, per portarlo all'interno di cuori avvizziti o colmi di timore, che così guarderanno oltre, più lontano, più consapevoli, più liberi.
Così come la pittura, anche la poesia ha nell'amore il suo principale motivo di ispirazione e una raccolta di liriche è stata riunita in una pubblicazione, Parlami d'amore parlami di vita, il cui ricavato è a scopo benefico. Claudia Belli ha scritto due poesie presenti nel libro, così come Vanessa Pignalosa, che ne è anche curatrice. 

Stefania Ferrari


domenica 1 febbraio 2015

EROS & THANATOS? Amore e Morte o Amore e Redenzione

Ventisette artisti interpretano con pittura, scultura, fotografia, mosaico, affresco, disegno, gli infiniti aspetti dell'anima profonda e potente dell'umanità, capace di distruggere ciò che prima venerava, capace di rinascere quando ormai sembrava aver perduto ogni speranza, capace di annullarsi sino all'estremo sacrificio, in nome dell'amore o in quello della distruzione, così eternamente legati:

Eros & Thanatos. 

L'arte si fa promotrice di messaggi complessi e universali, senza tempo e imperituri, perché sempre l'umano sarà incompiuto e sempre aspirerà al miglioramento, attraverso il bello e attraverso quella comunicazione diretta che un'opera saprà soddisfare, in ogni angolo del mondo.

Dipinti e sculture hanno attraversato la storia e ancora lo faranno, nunzi di speranza e cantastorie di perdizione, in intreccio affascinante di bene e male, di amore e morte e su tutto, la scintilla della redenzione, per giungere alfine, forse, alla salvezza.

a cura di Stefania Ferrari

Il mito di Achille e Pentesilea, nelle vestigia monumentali ad Afrodisia

6 – 15 febbraio 2015
Teatro Nuovo, piazza San Babila, 3 – Milano

INCONTRO CON GLI ARTISTI VENERDI' 13 FEBBRAIO ORE 17,30

Opere di Elena Airaudi, Simone Ascari, Enzo Barbanti, Lisa Beneventi,
Cristina Biella, Franco Bonetti, Alfonso Borghi, Marisa Bottazzi, Luigi Bressan,
Ombretta Buongarzoni, Angela Betta Casale, Greta Catellani, Emanuela Cerutti,
Susanna Fassone, Renata Ferrari, Simonetta Fontani, Claudio Frassinetti, Barbara Giavelli, Antonella Guarneri, Nero Levrini, Gianpaolo Marchesi, Maria Cristina Martinelli,
Carmen Panciroli, Cesare Pinotti, Remo Suprani, Massimo Tassi, Nani Tedeschi

Nello spazio sottostante il catalogo scaricabile cliccando sul link



https://drive.google.com/file/d/0B56NB8kZxU5dR0ZzemNmZU5EMlk/view?usp=sharing
































POETICO NAÏF

POETICO NAÏF



mostra personale di

LUIGI CAMELLINI

INCONTRO CON L'ARTISTA

SABATO 14 FEBBRAIO 2015 ORE 18.00





Le storie della propria terra, dei ritmi legati alla stagionalità del raccolto, le attività rurali, i 

racconti attorno al fuoco e i canti nei campi. Un' esistenza semplice, “nativa” nel suo termine

 più sincero, per ritrovare l'armonia perduta e riappropriarsi della vita, ogni giorno, 

poeticamente.


a cura di Stefania Ferrari


3 FEBBRAIO – 3 MARZO 2015

Sala espositiva TRATTORIA CAFFETTERIA SIPARIO

Via Allegri, 1/a - Reggio Emilia

Apertura: ore 12.00 – 14.30 19.00 –23.00






Info: igiardinidiafrodisia@gmail.com


L'arte naif è qualcosa che fa parte della nostra terra e della nostra cultura, è strettamente legata al lavoro dei campi, al ritmo dei raccolti, al mutare delle stagioni. Sono pennelli intinti nel colore del grano e in quello della neve, del tramonto e dell'alba, in un'alternanza del tempo che era ancora legato alla natura e alla sua lentezza.
Sono esperienze di vita vissuta che le nuove generazioni non conosceranno e che vengono raccontate attraverso quadri che possono essere considerati alla stregua di documentazione storica, proprio perché riportano immagini di un mondo che non è più.Questo è il compito che si prefigge Luigi Camellini che, grazie alle sue tele, tratteggia i contorni della sua infanzia trascorsa tra le campagne, in compagnia di coetanei che correvano nei campi, in compagnia magari dei nonni che raccontavano storie ai più piccoli o rincorrendo qualche animale da cortile.
I protagonisti dei suoi quadri sono covoni di fieno, filari di viti, botti in cui gorgoglia il vino o in cui, incurante della frenesia esterna, invecchia l'aceto balsamico.
Il panorama è idilliaco, sereno e semplice, appunto naif, nativo, in questo senso letterale del termine, che segue l'inclinazione dell'uomo ad adeguarsi al passo della natura, senza volerla superare, violentare, sfruttare, distruggere.
Ecco allora che i suoi quadri mostrano qualcosa di anomalo: accanto al racconto poetico di un'esistenza semplice e felice, si insinua a sorpresa una descrizione che si scolora: l'ambiente ha sembianze ingrigite, scompaiono i campi per far posto alle strade, i ruscelli non sono più fonte di divertimento o di pesce che contribuiva al sostentamento delle famiglie, ma si riempiono di rifiuti e le loro acque sono tossiche per ogni forma di vita. Il panorama non è più alternanza di albe e tramonti, ma luci artificiali irrompono nella notte, sostituendo lo scintillio dolce delle stelle e la luminosità morbida della luna. Persino l'arcobaleno perde la sua brillantezza, soffocato dallo smog.
Pur mantenendo la dolcezza e lo sguardo puro della poetica naif, i quadri di Camellini riescono non tanto a muovere una critica, ma a porre un monito alle generazioni contemporanee su quanto, sino a pochi decenni fa, il mondo era in grado di offrire e su quale potrebbe essere il futuro in base al presente. Persino il ruolo dei nonni è cambiato: da raccontatori di storie e dispensatori di esperienza, a compagni di videogiochi e ore davanti alla televisione, regni incontrastati dei nipoti tecnologici.
Credo che questa nuova interpretazione del naif sia un vero merito, perché unisce uno stile pittorico tradizionale a un messaggio che può essere senza dubbio recepito, attraverso quelle sue pennellate piene di armonia e tranquillità, alla ricerca di un tempo perduto, per dirla alla Marcel Proust, che potrebbe, anche se in minima parte essere recuperato o, almeno, non essere dimenticato e che potrebbe rappresentare un'alternativa a una vita ben poco a misura d'uomo.
I ricordi d'infanzia sono il trait-d'union di ogni dipinto di Luigi Camellini, che ha fatto di questo stile così particolare il suo metodo espressivo d'elezione, ottenendo risultati il cui livello è innegabile e che portano ad apprezzare i quadri anche a chi cultore del naif non lo è mai stato. La trasparenza del tratto e la gioiosa semplicità delle storie raccontate, perché di questo alla fine si tratta, rendono le sue tele apprezzabili da parte di chiunque, perché chiunque può riconoscersi in quel rammentare o in quel sognare un mondo migliore.
Stefania Ferrari