"TESTA
DEL DIAVOLO":
MISTERO CELTICO?
Antica scultura apre il
dibattito
Ha
un nome che mette i brividi e si rivela come un mistero la cui
soluzione potrebbe catapultarci sino agli abissi del tempo, alle
usanze degli antichi abitanti dell'Appennino Tosco-Emiliano.
Viene
chiamata la “TESTA DEL DIAVOLO" e secondo gli studiosi si
tratta di una scultura molto antica. Si trova a Crovara, piccola
località nel territorio di Vetto (Reggio Emilia), sulle montagne che
dominano il torrente Enza.
Un
enigma di pietra che ammicca a lato degli scalini della chiesa di San
Giorgio, a ridosso di una rupe che conserva i resti di un castello
medievale, luogo frequentato da escursionisti e gitanti.
Solo
i più attenti notano però la strana figura che ha attirato
l'attenzione degli studiosi, per aprire un clamoroso scenario
storico.
“E'
sicuramente molto antica, forse risale a duemila anni fa, realizzata
dalle popolazioni che abitavano la zona appenninica di cui parla
anche Tito Livio, potrebbe essere un retaggio delle teste che
facevano LIGURI e CELTI”, rivela Adolfo Zannoni, esperto di
simbolismo delle religioni antiche.
La
scultura rappresenta un volto, scolpito nella pietra arenaria. Sembra
fissarci, magnetico. Spostandoci, pare che strizzi un occhio,
ammiccando. La bocca sembra contorta in una smorfia. Forse si tratta
di uno scherzo dell'immaginazione o dell'intensa luce di un
pomeriggio estivo. O forse dell'abilità dello sconosciuto artista.
“Però
potrebbe anche risalire all'inizio del medioevo, realizzata dai
montanari che guardavano a quelle sculture a forma di testa che erano
ancora presenti nella zona”, aggiunge Zannoni, portandoci a spasso
nel tempo.
La
“TESTA DEL DIAVOLO” non era inserita nella chiesa. E' stata
collocata negli anni '70, quando il parroco di allora l'ha trovata
nella vicina area della Rocca. La tradizione la considera
“apotropaica”, allontanerebbe gli influssi negativi. Il nome
popolare potrebbe derivare dalle orecchie molto marcate, che
ricordano le corna di un demone o di una divinità.
C'è
chi parla di CERUMNO, che per i Celti aveva sembianze umane e corna
di cervo al posto delle orecchie.
Le
ipotesi sono varie e suggestive, con una certezza: è antichissima. E
necessita di essere preservata dagli agenti atmosferici, destinati a
sgretolare l'arenaria, con il rischio che questa testimonianza sulle
antiche genti vada perduta.
Testo
di Massimo TASSI, proposto in forma sensibilmente diversa anche dal
quotidiano Il Resto del Carlino-Carlino Reggio.
Come spesso accade, anche I Giardini di Afrodisia erano presenti grazie alla partecipazione della nostra inviata Stefania Ferrari, all'interno della spedizione esplorativa, guidata appunto da Massimo Tassi.
Come spesso accade, anche I Giardini di Afrodisia erano presenti grazie alla partecipazione della nostra inviata Stefania Ferrari, all'interno della spedizione esplorativa, guidata appunto da Massimo Tassi.