POETICO NAÏF
mostra
personale di
LUIGI
CAMELLINI
INCONTRO
CON L'ARTISTA
SABATO
14 FEBBRAIO 2015 ORE 18.00
Le
storie della propria terra, dei ritmi legati alla stagionalità del
raccolto, le attività rurali, i
racconti attorno al fuoco e i canti
nei campi. Un' esistenza semplice, “nativa” nel suo termine
più
sincero, per ritrovare l'armonia perduta e riappropriarsi della vita,
ogni giorno,
poeticamente.
a
cura di Stefania Ferrari
3 FEBBRAIO –
3 MARZO 2015
Sala
espositiva TRATTORIA CAFFETTERIA SIPARIO
Via
Allegri, 1/a - Reggio Emilia
Info:
igiardinidiafrodisia@gmail.com
L'arte
naif è qualcosa che fa parte della nostra terra e della nostra
cultura, è strettamente legata al lavoro dei campi, al ritmo dei
raccolti, al mutare delle stagioni. Sono pennelli intinti nel colore
del grano e in quello della neve, del tramonto e dell'alba, in
un'alternanza del tempo che era ancora legato alla natura e alla sua
lentezza.
Sono
esperienze di vita vissuta che le nuove generazioni non conosceranno
e che vengono raccontate attraverso quadri che possono essere
considerati alla stregua di documentazione storica, proprio perché
riportano immagini di un mondo che non è più.Questo è il compito
che si prefigge Luigi Camellini che, grazie alle sue tele, tratteggia
i contorni della sua infanzia trascorsa tra le campagne, in compagnia
di coetanei che correvano nei campi, in compagnia magari dei nonni
che raccontavano storie ai più piccoli o rincorrendo qualche animale
da cortile.
I
protagonisti dei suoi quadri sono covoni di fieno, filari di viti,
botti in cui gorgoglia il vino o in cui, incurante della frenesia
esterna, invecchia l'aceto balsamico.
Il
panorama è idilliaco, sereno e semplice, appunto naif, nativo, in
questo senso letterale del termine, che segue l'inclinazione
dell'uomo ad adeguarsi al passo della natura, senza volerla superare,
violentare, sfruttare, distruggere.
Ecco
allora che i suoi quadri mostrano qualcosa di anomalo: accanto al
racconto poetico di un'esistenza semplice e felice, si insinua a
sorpresa una descrizione che si scolora: l'ambiente ha sembianze
ingrigite, scompaiono i campi per far posto alle strade, i ruscelli
non sono più fonte di divertimento o di pesce che contribuiva al
sostentamento delle famiglie, ma si riempiono di rifiuti e le loro
acque sono tossiche per ogni forma di vita. Il panorama non è più
alternanza di albe e tramonti, ma luci artificiali irrompono nella
notte, sostituendo lo scintillio dolce delle stelle e la luminosità
morbida della luna. Persino l'arcobaleno perde la sua brillantezza,
soffocato dallo smog.
Pur
mantenendo la dolcezza e lo sguardo puro della poetica naif, i quadri
di Camellini riescono non tanto a muovere una critica, ma a porre un
monito alle generazioni contemporanee su quanto, sino a pochi decenni
fa, il mondo era in grado di offrire e su quale potrebbe essere il
futuro in base al presente. Persino il ruolo dei nonni è cambiato:
da raccontatori di storie e dispensatori di esperienza, a compagni di
videogiochi e ore davanti alla televisione, regni incontrastati dei
nipoti tecnologici.
Credo
che questa nuova interpretazione del naif sia un vero merito, perché
unisce uno stile pittorico tradizionale a un messaggio che può
essere senza dubbio recepito, attraverso quelle sue pennellate piene
di armonia e tranquillità, alla ricerca di un tempo perduto, per
dirla alla Marcel Proust, che potrebbe, anche se in minima parte
essere recuperato o, almeno, non essere dimenticato e che potrebbe
rappresentare un'alternativa a una vita ben poco a misura d'uomo.
I
ricordi d'infanzia sono il trait-d'union di ogni dipinto di
Luigi Camellini, che ha fatto di questo stile così particolare il
suo metodo espressivo d'elezione, ottenendo risultati il cui livello
è innegabile e che portano ad apprezzare i quadri anche a chi
cultore del naif non lo è mai stato. La trasparenza del tratto e la
gioiosa semplicità delle storie raccontate, perché di questo alla
fine si tratta, rendono le sue tele apprezzabili da parte di
chiunque, perché chiunque può riconoscersi in quel rammentare o in
quel sognare un mondo migliore.
Stefania Ferrari