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martedì 21 marzo 2017

“Evil”, l'uragano da cui tutti dovrebbero essere investiti

Marzia Schenetti e "Evil", spettacolo di perforante intensità




Lei è seduta, sul bordo del palcoscenico. E' senza scarpe e chiacchiera con chi le sta di fronte, in attesa di iniziare lo spettacolo, creando un rapporto rilassato, amichevole.
I suoi occhi di sopravvissuta combattente emanano energia, le sue parole l'impossibilità di un, seppur rabbioso, perdono. Eppure, nel medesimo istante, incrollabile fiducia. Non in un aiuto che arriverà, come giusto sarebbe, dall'esterno, ma da se stessa, miglior compagna di un viaggio infinito.
Questo, ma decisamente molto altro ancora, è Marzia Schenetti, che ha presentato il suo spettacolo “Evil” la sera dell'equinozio di primavera, al teatro Piccolo Orologio di Reggio Emilia.
Evil, ovvero il Male, che ha campeggiato in un video nelle spoglie di gigantesco ragno fagocitante e che paralizza le sue vittime con un veleno mortale, avvolgendole in una tela dalle fibre sottili, apparentemente fragili, che giorno dopo giorno avviluppano e intrappolano, subdole e implacabili.
Spettacolo basato su esperienze di vita vissuta direttamente, è ben lungi dall'essere una storia che induce alla pietà, ma nemmeno incita alla vendetta. Semplicemente svela la cruda verità di una donna che si trasforma in tante, in troppe, ancora.
Lei, minuta, cresce magicamente e giganteggia, sola, su quel palco come nella sua stessa esistenza, sfoderando una voce così potente da investirti come un'onda anomala e capovolgerti.
Dopo aver udito la forza di quel canto, non sarai più la stessa persona. Dopo aver ascoltato e visto, non avrai una notte tranquilla, perché decine di pensieri ti avvolgeranno la mente con domande e considerazioni alle quali non avevi mai nemmeno prestato attenzione.
Nello svolgersi del racconto, composto di parti narrate cantando, rappando, danzando, guardando e mostrando, si viene assaliti dalla conoscenza di eventi che nessuna sciocca e piagnucolosa trasmissione televisiva di approfondimento potrebbe mai sperare di fornire, fatta di stereotipi da audience e nessuna empatia.
Marzia cammina sul palcoscenico, cambiandosi d'abito e cambiando pelle, trasformandosi da bionda “bambolina” accondiscendente la cui vitalità viene via via succhiata dal ragno, in una figura incredibilmente forte, ovvero “Io sono l'edile”, https://www.youtube.com/watch?v=LogYSanFiBw canzone originale e di incredibile potenza, con immagini di lei mentre lavora in cantiere, con il corpo scolpito dal sollevare pesi e spostare bancali.
Con una voce da interprete navigata, che potrebbe molto insegnare a presunte e decisamente sopravvalutate star musicali nostrane e non, Marzia, nelle vesti di una fantomatica Matilde, una-tutte le donne, ci trasporta con l'ineluttabilità di un uragano in un mondo a molti sconosciuto, ma a troppe molto noto.
“Evil”, che racconta quel Male apparentemente inevitabile, è uno spettacolo intenso, splendidamente perforante, dolcemente agghiacciante nella sua crudezza, profondamente istruttivo nella sua immediatezza.
E' uno spettacolo che unisce musica, canto, recitazione, video, inducendo uno stato di consapevolezza che non potrà mai più essere dimenticato.
Tutti dovrebbero vederlo.
Tutti dovrebbero assorbirlo.
Tutti dovrebbero trasmetterlo, come un virus che agisce da vaccino. Nessuno escluso.  

(Stefania Ferrari)